Cerchiamo di ricostruire un tempo e un luogo, un ritmo, molto umani. Andiamo un po’ in controtendenza. Nello specifico, Ecco io qui, presentato quest’anno a Segnali, prende spunto dal lavoro di Bruno Munari e vuole recuperare l’esperienza sensoriale, concreta, con i materiali e col mondo, aspetto che per una contemporaneità fatta prevalentemente di virtuale diventa quasi una missione. Ed è bellissimo prepararlo, andare a rimettere le mani e il corpo in questa dimensione a contatto diretto con gli oggetti, per poi vedere che di fronte a una proposta del genere la ricettività del pubblico è molto alta. Anche perché il momento finale vede scomparire l’adulto che la realizza, tutto è stato pensato prima ed è stato creato un mondo ad uso del bambino, che si sintonizza sulla sua lunghezza d’onda. Ecco che allora il discorso è sintetico, è un lavoro a sottrarre, chiaramente essendo teatro si mantiene viva una proposta poetica, ma qui il bambino prende il proprio spazio.
(Alessandra Pasi, Judith Annoni e Francesca Maggioni)
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