di Nadia Terranova
Il contrario di una favola, di un principe azzurro, di un lieto fine, il contrario del buon senso, dell’ordine costituito e da costituire, delle cose come sono o ancora peggio come devono andare, il contrario dell’ovvio, del previsto, del prevedibile, del sopore e del tepore che sono parenti stretti della noia: se c’è una direzione che il teatro per i bambini, più ancora di quello per adulti, può e deve prendere è contromano. Prendiamo un esempio. La Cenerentola siciliana di Emma Dante, che non si chiama Cenerentola ma Angelina, soffoca in una palazzina con attico abusivo, schiacciata da una famiglia oppressiva, egoista e violenta q.b., quanto basta a sollevare il desiderio di andare via; in quel contesto nessuno è felice né contento, ma la possibilità di ribellione c’è e noi la intravediamo per la prima volta quando la nostra eroina balla e canta da sola stringendo il manico di scopa con cui dovrebbe fare le pulizie. La Cenerentola Disney è ingenua, candida, delicata? Quella dantiana è piuttosto dantesca, aggrovigliata, “arriminata”, parla dialetto e capisce la lingua della sopraffazione. La rivisitazione della fiaba (un po’ siamo noi a rivisitare lei, un po’ è lei a non smettere mai di visitare noi) è una delle strade possibili per capovolgere la morale, una qualsiasi delle morali fino a quel momento proposte. A volte si tratta di riscrivere quella fiaba, a volte di tirarne fuori il significato profondo, originale e autentico. In entrambi i casi, dare ai bambini il contrario di una morale resta un ottimo modo per divertirli e piazzare in scena una bomba che forse esploderà, di cui forse porteranno frammenti a casa, nelle loro vite, nella messa in discussione del mondo che li circonda.
Nadia Terranova è scrittrice e collaboratrice di testate giornalistiche tra cui Il Sole 24 ore, Repubblica e Internazionale. Autrice di sei pubblicazioni per ragazzi, nel 2015 esordisce con Gli anni al contrario, vincitore dei premi Brancati, Fiesole, Grotte della Gurfa, Bagutta Opera Prima, Viadana e Viadana Giovani e del premio italo-americano The Bridge Award per la narrativa.
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